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Storia di riacutizzazioni e rischio di infarto miocardico o embolia polmonare nei pazienti con BPCO

Commento

Le riacutizzazioni (AE) dei pazienti affetti da BPCO rivestono una grande importanza nel decorso clinico della malattia, sia in termini di complessità che in termini di gravità, essendo quelle gravate da ricovero ospedaliero anche prodromiche di maggiore rischio prognostico a breve e lungo termine.
Come di recente dimostrato dallo studio pragmatico EXACOS-CV ogni AE espone i pazienti, specie in quelli ospedalizzati, ad un aggiuntivo rischio di nuovi eventi cardiovascolari (CVE) che non si esaurisce con il ricovero ma si prolunga fino a 1 anno oltre la dimissione, essendo tanto maggiore quanto più prossimo a questa. La frequenza delle AE risulta di altrettanto importante impatto sul rischio di CVE. Lo studio condotto dal 2014 al 2022 attraverso lo Swedish National Airway Register e che ha riguardato oltre 65.000 pazienti, ha confermato che il rischio di sviluppare infarto miocardico e/o embolia polmonare nei pazienti BPCO è maggiore nel primo anno che segue la AE, e ha dimostrato che questo rischio aumenta gradualmente con l’aumentare della frequenza delle AE, divenendo massimo (oltre due volte) per quei pazienti che riportano almeno 2 gravi episodi di AE.

Background

Le esacerbazioni acute (AE) della BPCO sono sempre di più riconosciute come episodi di rischio elevato di eventi cardiovascolari. Non è noto se la storia di esacerbazione sia associata in modo differenziale a un futuro infarto miocardico (IM) o embolia polmonare (EP).

Quesito dello studio

Il numero e la gravità degli eventi avversi della BPCO sono associati a un rischio aumentato di infarto miocardico o embolia polmonare in una coorte reale di pazienti con BPCO?

Materiali e metodi

Abbiamo identificato una coorte di 66.422 pazienti (≥ 30 anni di età) con una diagnosi primaria di BPCO nel Registro nazionale svedese nel periodo gennaio 2014 a giugno 2022, con dati completi sulla funzionalità polmonare. I pazienti sono stati classificati in base alle esacerbazioni moderate (prescrizione di corticosteroidi orali) e gravi (ospedalizzazione) nell’anno precedente la data indice e sono stati seguiti fino a dicembre 2022 per ospedalizzazione o morte per infarto miocardico o embolia polmonare, corrispondenti a > 265.000 anni-paziente, con un tempo di follow-up massimo di 9 anni. La regressione del rischio competitivo, secondo il modello Fine-Gray, è stata utilizzata per calcolare i rapporti di rischio di sottodistribuzione con IC al 95%.

Risultati

Rispetto all’assenza di AE di BPCO nel periodo basale, il numero di AE e la loro gravità sono stati associati a un aumento del rischio a lungo termine sia di IM che di EP in modo graduale, variando da un hazard ratio di sottodistribuzione di 1,10 (95% CI, 0,97-1,24) e 1,33 (95% CI, 1,11-1,60), rispettivamente, per una riacutizzazione moderata, a 1,82 (95% CI, 1,36-2,44) e 2,62 (95% CI, 1,77-3,89), rispettivamente, per due o più riacutizzazioni gravi. In un’analisi di sensibilità del follow-up con limiti di tempo, le associazioni erano maggiori durante il primo anno di follow-up e diminuivano nel tempo.

Interpretazione

In questa ampia coorte reale di pazienti con BPCO, il rischio di infarto miocardico ed embolia polmonare è aumentato con la frequenza e la gravità degli eventi avversi della BPCO.